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Direttiva UE case green: come procede?

La direttiva UE “Case Green” è un insieme di norme e regolamenti che stabiliscono gli
standard minimi per l’efficienza energetica degli edifici all’interno dell’Unione Europea.
Questa direttiva è stata introdotta con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra
e migliorare la qualità dell’aria, nonché di aiutare le famiglie a ridurre i propri costi
energetici. 
L’ultima ratifica risale al 9 febbraio scorso e stabilisce alcuni obiettivi, il primo è quello di
portare l’efficienza del parco immobiliare alla classe E entro il 2030. Mentre l’obiettivo a
lungo termine è di rendere tutti gli edifici dell’UE a “emissione zero” entro il 2050, il che
significa che gli edifici produrranno la stessa quantità di energia rinnovabile che
consumano. 
In generale la normativa prevede la definizione di requisiti minimi per l’efficienza
energetica degli edifici, che devono essere rispettati in caso di nuove costruzioni e
importanti ristrutturazioni. Inoltre, gli Stati membri dell’UE sono invitati a promuovere la
ristrutturazione degli edifici esistenti al fine di migliorare la loro efficienza energetica e
rappresenta un impegno per migliorare l’efficienza energetica degli edifici in Europa, con
l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita delle persone.
Ci sono diverse preoccupazioni e obiezioni sollevate nei confronti della normativa UE
“Case Green” da alcuni settori dell’industria, del governo e della società civile. Alcune delle
principali preoccupazioni sono le seguenti:

  1. Costi elevati: la conformità alle normative potrebbe aumentare i costi di costruzione
    e di ristrutturazione degli edifici, specialmente per le case esistenti, con l’effetto di
    ridurre la disponibilità di alloggi accessibili.
  2. Impatto economico: l’impatto sulla competitività delle aziende, sulle esportazioni e
    sull’occupazione, con l’effetto di limitare la crescita economica.
  3. Difficoltà di implementazione: la complessità dei requisiti delle norme e la
    mancanza di uniformità tra i vari Stati membri potrebbe rendere difficile per le
    aziende conformarsi alle normative.
  4. Incoerenza della politica: la normativa potrebbe essere in conflitto con altre politiche
    di settore, come quella dell’edilizia sociale e della protezione dei patrimoni storici.
  5. Mancanza di incentivi: la mancanza di incentivi economici, come tasse e sgravi
    fiscali, potrebbe limitare l’adozione delle nuove normative da parte degli operatori.
    Paesi come la Polonia e l’Ungheria hanno espresso le maggiori critiche alla direttiva UE
    “Case Green”, sostenendo che le nuove norme rappresentano una minaccia per la
    competitività delle loro economie e per la sicurezza energetica. 
    Recentemente anche l’Italia si è aggiunta ufficialmente alla cordata di chi si oppone alla
    direttiva con una mozione parlamentare passata con 167 voti a favore e 123 contrari,
    impegna il governo «ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti
    istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione della disciplina nell’ottica di tutelare
    le peculiarità dell’Italia e, dunque, garantire al nostro Paese la necessaria flessibilità per
    raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche». 
    Vero tutto, vero che sarà complicato efficientare il parco immobiliare e vero che i tentativi
    fatti finora di facilitare la transizione, in primis il bonus 110%, non sono esenti da critiche. 
    Ma nel fare i conti chi è a favore del piano UE sostiene che bisogna tenere in conto i costi
    diretti e indiretti della scarsa efficienza energetica tra cui: consumi energetici elevati, costi
    elevati per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici, emissioni di gas a effetto serra
    e basso livello di comfort abitativo. Inoltre molte delle abitazioni in Italia sono caratterizzate

da una scarsa ventilazione e isolamento termico, con conseguenti problemi di umidità e
muffe.
Per concludere voglio sottoporvi una riflessione che sento mia e che va “contro”
l’efficientamento energetico indiscriminato:
Credo sia spesso sottovalutato il fatto che va fatta una stima del rapporto costi/benefici,
sia in termini economici che ambientali: gli interventi di efficientamento energetico non
sono a impatto zero e il gioco deve valere la candela.
Un investimento in Scandinavia non ha lo stesso ritorno (economico ed energetico) di uno
in centro Italia. 
Ultimamente si insiste molto sui cosiddetti “cappotti esterni”: la riflessione che andrebbe
fatta è se davvero vale la pena di rivestire di polistirolo (un elemento molto inquinante)
intere città in zone dove il riscaldamento si accende pochi mesi all’anno.
Senza contare il già citato conflitto che questa misura ha con la protezione del valore
storico/monumentale dei centri storici.

Ecco alcuni interventi di efficienza energetica che possono essere effettuati in
un’abitazione:

  1. Isolamento termico: l’isolamento termico del tetto, delle pareti e dei pavimenti può
    ridurre notevolmente la dispersione di calore invernale e il surriscaldamento estivo,
    migliorando il comfort abitativo e riducendo i costi di riscaldamento e
    raffrescamento.
  2. Sostituzione degli infissi: i vecchi serramenti possono rappresentare un punto di
    dispersione di calore importante. La sostituzione con infissi a basso emissivo,
    dotati di vetri doppi o tripli, può migliorare l’isolamento termico della casa e ridurre
    la perdita di calore.
  3. Sostituzione della caldaia: le caldaie vecchie o inefficienti possono rappresentare
    una fonte di spreco energetico. Sostituire la vecchia caldaia con un modello più
    efficiente o dotato di tecnologie a basso consumo energetico può ridurre
    notevolmente i costi di riscaldamento.
  4. Installazione di un impianto fotovoltaico: l’installazione di un impianto fotovoltaico
    può produrre energia elettrica a costo zero e ridurre i costi della bolletta energetica.
    Inoltre, l’eccesso di energia prodotta può essere venduto al gestore di rete elettrica.
  5. Sostituzione delle lampadine: le lampadine a incandescenza consumano molto più
    energia rispetto alle lampadine a LED o a basso consumo energetico. La
    sostituzione delle vecchie lampadine con quelle a basso consumo può ridurre
    notevolmente il consumo di energia elettrica.
  6. Controllo della temperatura: regolare la temperatura in modo più razionale e
    moderato può ridurre notevolmente i consumi energetici. L’installazione di
    termostati programmabili o smart può aiutare a controllare la temperatura in modo
    più efficiente.
  7. Utilizzo di energie rinnovabili: l’installazione di un impianto solare termico per la
    produzione di acqua calda sanitaria o l’utilizzo di pompe di calore per il

riscaldamento dell’acqua possono contribuire a ridurre i consumi energetici e le
emissioni di CO2.